Airbnb vs New York
Mentre in Italia si parla molto di come meglio regolamentare il fenomeno degli affitti brevi, dagli Stati Uniti arriva una notizia che sta facendo scalpore. Airbnb ha dichiarato l’intenzione di fare causa alla città di New York con l’obiettivo di annullare le restrizioni sulle locazioni a breve termine che entreranno in vigore a luglio 2023, definendo le nuove norme estreme ed oppressive.
“Questa amministrazione è impegnata a proteggere la sicurezza e la vivibilità della comunità per i residenti, preservare il patrimonio abitativo e garantire che il nostro settore dell'ospitalità possa continuare a riprendersi e prosperare” ha dichiarato il portavoce del sindaco di New York, Jonah Allon.
Secondo i media statunitensi, solo nel 2022 e nella sola New York, Airbnb ha fatto registrare entrate nette proveniente dagli affitti brevi per oltre 85 milioni di dollari. Alla data del 1º gennaio c'erano almeno 38.500 inserzioni attive.
L’azienda, tuttavia, rivendica il ruolo di aiuto verso i residenti ad avere un reddito supplementare, nonostante in città vi sia una grave carenza di unità abitative, come controbattono attivisti e politici locali, secondo i quali gli affitti brevi sottraggono case a prezzi accessibili dal mercato ed equivalgono a “hotel illegali”.
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È presto detto si tratta di una legge che chiede agli host di registrarsi presso l’Office of special enforcement (OSE) del sindaco di New York e che blocca gli affitti a breve termine ovvero per meno di 30 giorno consecutivi, se i proprietari dell’appartamento non sono presenti in casa.
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