Aste immobiliari, qualche dato e il parere del dott. Emanuele Barbera, Presidente del Gruppo Sarpi
Il 2022 si è concluso con la registrazione di più di 190.000 aste immobiliari, un dato in crescita del 3% rispetto al 2021 e inferiore del 25% rispetto al 2019, anno in cui tutte le operazioni si sono potute svolgere a pieno regime prima del biennio pandemico e del rallentamento delle procedure da parte dei tribunali.
“L’anno 2022 era in realtà iniziato con un segnale positivo rispetto al 2021 in termini di vendite fissate, ma da luglio una parabola discendente aveva portato ad una chiusura fortemente negativa” afferma il dottor Emanuele Barbera, Presidente del Gruppo Sarpi Immobiliare.
Complessivamente il valore degli immobili in asta nel 2022 è sceso del 7% rispetto al 2021.
Il valore medio degli immobili in asta, di 106 mila euro nel 2022, è in continuo calo rispetto ai 113 mila euro nel 2021 e 122 mila euro nel 2020.
“Uno dei motivi” chiarisce il dottor Barbera “è che solo poco meno del 40% delle procedure esecutive pendenti nei tribunali ha visto un'asta fissata nel corso dell’anno, ciò significa che il 60% delle procedure esecutive sono ancora in attesa”.
Questo porta in asta sempre gli stessi immobili, i quali a causa delle aste deserte, ovvero quelle in cui non si presenta nessuno offerente, subiscono ribassi del prezzo per poi avere un nuovo tentativo di vendita.
Un altro dato osservato sui valori è che, nello specifico, sono stati gli immobili industriali (alberghi e industriali) quelli svalutati maggiormente, mentre i residenziali che nella prima parte dell’anno avevano un prezzo medio di molto superiore alla media, proprio a causa dello sblocco delle procedure sospese in periodo pandemico, si sono allineati ai valori dell’anno precedente.
Calano, inoltre, le procedure esecutive pendenti nei tribunali, questo dato è fortemente controverso. Infatti, nonostante lo stock di NPL sia molto vicino ai volumi del 2015 e addirittura in aumento, si è verificato un calo delle procedure esecutive in corso nei tribunali. Le cause ipotizzate sono legate all’aumento dei tempi di attivazione delle nuove procedure relative ai crediti deteriorati ceduti dalle banche a player specialisti, oltre al fatto che l’avvio della procedura esecutiva prevede importanti costi per i creditori, i quali probabilmente in questo contesto di incertezza delle successive vendite, potrebbero preferire attendere una condizione migliore.
Abbiamo chiesto al dottor Barbera se il futuro del mercato immobiliare può risiedere nelle aste?
“Questo può essere vero solo in parte. Circa il 77% dei lotti in asta ha un prezzo inferiore a 100 mila euro” afferma il Presidente, “ ciò permette agli acquirenti di non fare ricorso a finanziamento per l’acquisto del proprio immobile in asta, evitando così di risentire l’aumento dei tassi d’interesse e si potrebbe quindi trattare di asset di investimento per i risparmiatori”.
“Aumentando la vendita degli immobili in asta attraverso una vincente attività di marketing e parallelamente aumentando progressivamente le aste fissate e le procedure iscritte, si possono aumentare i recuperi e tutto ciò potrà sostenere così il mercato immobiliare in un momento complessivo delicato” conclude il dottor Emanuele Barbera.
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